Il loggione della Scala può sembrare addormentato, ma non è morto. E così martedì la prima della Traviata ha segnato il ritorno nel Tempio, dopo anni di calma piatta, di una bella gazzarra da Scala «di una volta». Angela Gheorghiu, la primadonna (nonché moglie di Roberto Alagna, il tenore che scappò dall’Aida inseguito dai fischi) è stata contestata meno di un direttore di solito amato alla Scala come Lorin Maazel.
La cronaca ha registrato le prime proteste al finale del primo atto, nel quale la Gheorghiu ha omesso il mi bemolle sopracuto, non scritto ma «di tradizione». Lei peraltro non ha perso la calma ed è uscita al proscenio sorridente. Nel secondo atto, quel che ha scatenato le ire del pubblico sono stati i tagli con l’accetta di Maazel. Si è perfino sentito il grido di «Vergogna! Ridacci la musica!» quando è sparita la cabaletta del baritono. Peggio ancora quando Maazel è riapparso per dirigere il terz’atto: circa un minuto e 40 secondi di fischi e «buuu!», tanto che il maestro non riusciva, letteralmente, a dare l’attacco del Preludio.
È finita con applausi mischiati a contestazioni per i cantanti (oltre alla diva Angela, sempre impassibile e sorridente, i due Germont, il tenore Ramon Vargas e il baritono Roberto Frontali), mentre Maazel non è nemmeno uscito al proscenio e ha lasciato la Scala, pare, senza neanche togliersi il frac.
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